L'Asino e il Medioevo

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Il Medioevo è il periodo in cui più di tutti si rende evidente la percezione duale della figura dell'asino.

 

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Sicuramente, l'elemento che più di tutti influenza le credenze e l'immaginario del tempo è la religione cristiana, unico veicolo culturale per le classi popolane e poco abbienti ed elemento fortemente condizionante nelle alte sfere dei rapporti sociali.

Attraverso la rappresentazione cristiana dunque, l'asino assume da una parte, valenza negativa, come simbolo di ignoranza (ricordando che nel Medioevo ignoranza è anche considerata la scarsa predisposizione alla fede), di pigrizia e di testardaggine, nonché di lascivia e di peccato.
I motivi di tale connotazione sono innumerevoli.
L'asino era un simbolo positivo in molte culture e popoli precristiani, e in quanto tali peccatori.
Questo animale, infatti, era considerato nel mondo greco la cavalcatura del dio Dioniso e aveva un ruolo fondamentale nei culti a lui legati: era l'animale che gli veniva offerto in sacrificio.
Ma tale ruolo era solo l'eredità di altri popoli, ancora più antichi.
Tra gli indoeuropei dell'Anatolia, in particolare tra gli Ittiti, l'asino era un animale sacro, simbolo di regalità e di saggezza. Attributi che sono concentrati nelle lunghe orecchie dell'animale.
Nella successiva dottrina brahmanica, per esempio, l'orecchio diviene la sede stessa del Brahma e l'organo attraverso il quale si accede alla conoscenza del mondo invisibile, caratteristica poi ripresa anche dai buddisti nella rappresentazione di Buddha con lunghe orecchie.
Ma stiamo allontanandoci troppo.
L'asino non era troppo gradito alle gerarchie ecclesiastiche cristiane del tempo anche perché era stato un animale apprezzato e ritenuto positivo anche dagli Ebrei, come testimonia anche l'Antico Testamento. In questo libro, infatti, spesso l'asino è la cavalcatura dei profeti e nella storia dell'asina di Balaam si narra che questo animale fu in grado di vedere prima del suo proprietario, mandato dal re di Moab contro l'esercito degli ebrei per maledirlo, l'angelo che il Signore aveva inviato per fermarlo e salvò così il popolo ebreo che venne invece benedetto. Qui l'asino ha evidentemente figura sapienziale; e non sono comunque gli unici esempi.
Ma l'asino aveva attributi negativi nel periodo medievale anche perché, come abbiamo detto, era collegato alla lascivia e alla lussuria.
La grandezza del suo organo sessuale, visto nelle culture precedenti, anche dai Romani, come un simbolo rigenerante e di fertilità, era inaccettabile per la cultura cristiana del tempo; e infatti, come sappiamo anche dall'iconografia del Sabba, divenne invece uno degli attributi principali del diavolo.
D'altra parte bisogna calcolare l'eredità derivante dalla cultura egizia che comunque attraverso i Romani aveva raggiunto l'Occidente. Per gli egizi infatti l'asino era una bestia infernale e malvagia, simbolo della morte e del mondo sotterraneo ed era legato al mito di Iside. Set, malvagio, uccise il fratello Osiride, smembrandolo in varie parti che disperse in tutto il mondo. Fu poi Iside che cercò e rimise insieme le membra disperse del marito. Set veniva rappresentato come un asino fulvo. E c'è anche, come Guenot, che sostiene che la bestia scarlatta dell'Apocalisse si possa identificare proprio con l'asino rosso egiziano.

Ma dicevamo che la figura dell'asino nel Medioevo era profondamente divisa tra Bene e Male.
Aveva perciò anche valenza positiva.
L'asino è stato infatti la cavalcatura dello stesso Gesù nell'episodio dell'ingresso a Gerusalemme la Domenica delle Palme, è stato anche la cavalcatura di Maria e Giuseppe durante il viaggio verso Betlemme, ed è presente nella piccola stalla dove nacque il Bambinello, in quel quadretto perfetto e per noi scontato che è il Presepe.
Tutte queste rappresentazioni sono forse da una parte un antico retaggio di quelle raffigurazioni positive dell'asino che abbiamo elencato in precedenza, per cui se l'asino era considerato cavalcatura degli dei, doveva per forza essere anche cavalcatura del Messia. Altre interpretazioni indicano invece l'asino come animale umile e paziente e come tale adatto ad essere la cavalcatura di Gesù.
Ci sono però anche altre interpretazioni, secondo le quali una visione positiva dell'asino nel Medioevo non esisterebbe proprio.
Gesù che cavalca l'asino sarebbe infatti il simbolo della chiesa cristiana che trionfa sulle culture precedenti, pagane e inferiori, così come l'asinello starebbe nel Presepe solo perché contrapposto al bue, simbolo della cristianità e del Popolo Eletto in quanto animale “puro che ha l'unghia bifida e non rumina”, mentre l'asino pagano è “impuro, rumina e ha l'unghia compatta”.

Da non dimenticare assolutamente sono poi le “Feste dell'Asino” che nel Medioevo vedevano gli asinelli trascinati tra la folla, e persino dentro le chiese, travestiti da vescovi o addirittura da papi, prima di venire scuoiati o bastonati.
Erano tutti riti di “rovesciamento”, in cui le convenzione sociali, per un giorno, erano sovvertite e bandite, e l'asinello veniva usato come simbolo principale di questo capovolgimento sociale.

Insomma, l'uomo ha sempre cercato di attribuire ad altre creature valenze positive o negative a seconda del contesto sociale, del periodo storico, delle sue credenze e anche delle sue paure e l'asinello è uno degli animali che più di tutti ha subito nei secoli questo processo perché molto vicino all'uomo, soprattutto per facilitarlo nel lavoro.

Siamo qui al Rifugio degli Asinelli anche per dire che gli animali non sono quello che crediamo che siano o che vogliamo che siano, ma quello che sono: esseri viventi, e in questo caso, dolcissimi esseri viventi, perciò, basta congetture: amiamoli e aiutiamoli!

 

 

I Carmina Gaelica per il Rifugio degli Asinelli!


 


di Luisa Bruno


Fonti:

  • “Rituali di rovesciamento: l'esempio delle Feste dell'Asino nel Medioevo e dei Saturnalia nell'antica Roma” di M.Taddei, dal sito: www.ctonia.com

  • “Il lungo cammino dell'asino, mescolando zolle e nuvole” di G.Greco, dal sito: www.bibliomanie.it

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